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Capitalismo

di Enrico Cara

Sistema economico di produzione e divisione di beni e servizi basato sulla divisione del lavoro, più specificatamente nell’economia di mercato; ciascun individuo è specializzato in un particolare lavoro o mansione e, grazie all'uso del lavoro salariato, è in grado di ricavare un profitto dal suo originario investimento. Evoluto da un rapporto Merce-Denaro-Merce a un rapporto Denaro-Merce-Denaro+ (sovrappiù), si sviluppa in tutta la sua pienezza nelle nuove potenze europee che confluiscono in un nuovo sistema politico-economico per la creazione degli Stati moderni. Analizzando l’antitesi polare tra la visione economica spagnola e quella inglese, osserviamo come il capitalismo abbia portato maggiore produttività da parte del cittadino e dunque maggiore ricchezza nelle casse statali. Le teorie economiche della fisiocrazia, contestando le antiche direttive protezionistiche e corporative, hanno identificato nel libero svolgersi delle forze economiche la “ricchezza delle nazioni” e l'unica guida razionale e sicura per un valido comportamento sia privato sia pubblico, dato che ciascuno, gareggiando con i suoi simili in regime di libera concorrenza per la conquista del proprio legittimo benessere, contribuisce contemporaneamente a realizzare l'interesse dell'intera società. Ecco dunque che con l’inserimento di una nuova mentalità investitrice, che cerca di accrescere il proprio capitale originario investendolo appunto in commercio, attività produttive o banche, si crea quella competizione che porta il cittadino anche ad una felicità interiore e aumenta il suo fabbisogno di nuova felicità che trova sul piano economico. Infatti come scrive Weber, l’individuo non cerca di incrementare le proprie ricchezze per puro piacere personale e perdedicarsi ai piaceri della vita, “ma perché questa è un'esigenza autonoma, un dovere di per sé, senza legami con il godimento dei piaceri del mondo. Anzi, l'impegno è guadagnare sempre più denaro alla condizione di evitare rigorosamente ogni piacere spontaneo. Questo dovere è talmente spoglio di ogni considerazione eudaimonistica o edonistica, ed è pensato come fine a se stesso con tanta purezza, da apparire come alcunché di totalmente trascendente di fronte alla felicità o all'utilità dei singolo individuo”. Lo spirito del capitalismo è uno stile di vita ben preciso, vincolato da norme e vestito dei panni di un'etica. È nato dunque uno spirito nuovo, in cui un imprenditore che vuole investire, deve vedere il guadagno fine semplicemente a se stesso, deve lavorare metodicamente e con disciplina, per portare nuove rendite per se e per lo Stato; secondo Weber c’è una differenziazione anche sul piano religioso: un cattolico per educazione non è portato a cambiare, cercare qualcosa di nuovo o investire, per guadagnare il sovrappiù richiesto, piuttosto un protestante ha una mente più aperta, più vigile alle nuove tendenze e ai nuovi costumi affermati in quest’epoca dove commercio, prodotto e investimento hanno cambiato e disciplinato la vita degli Stati moderni. Bisogna produrre e passare da una produzione estensiva a intensiva, commerciare i prodotti ottenuti e investire il denaro su due fronti: investirlo nella produzione, cercando di modernizzare il lavoro con strumenti, macchine e mezzi sempre più sofisticati oppure nel commercio, dove soprattutto in Inghilterra e Olanda si ebbe l’apertura di compagnie commerciali (es. La Compagnia delle Indie), facendo da mezzo intermediario tra Europa e Resto del Mondo.Si verifica così la lenta decaduta economico-istituzionale spagnola, che ha chiuso la sua mentalità al capitalismo con Filippo II, ribadendo la “superiorità” coloniale delle Americhe con la quale riusciva a coprire le enormi spese militari, politiche e della vita pubblica, ma quando queste ricchezze andarono ad esaurirsi, la Spagna priva della visione economica che aveva fatto grande l’Inghilterra, cominciò la lunga discesa verso una crisi che si è risolta solo alcuni secoli più avanti.

 

   
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