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In questo brano, tratto dalla prefazione alla seconda edizione della Critica della ragion pura di Immanuel Kant, è descritto il momento attivo, e non puramente recettivo della conoscenza scientifica.


Al primo uomo, che dimostrò le proprietà dell’angolo isoscele ( non importa se sia chiamato Talete o in qualsivoglia altro modo), si presentò una luce, egli trovò , infatti, che non doveva seguir le tracce di ciò che vedeva nella figura, o anche del semplice concetto di questa, apprendendo per così dire da ciò le sue proprietà, ma doveva trar fuori ( mediante costruzione) ciò che egli stesso, secondo concetti, aveva approfondito e presentato a priori. Egli scoprì che per sapere sicuramente qualcosa a priori, non doveva attribuire alla cosa alcunché, all’infuori di ciò che seguiva necessariamente da ciò che egli stesso, conformemente al suo concetto, aveva posto in essa. [ …]

Quando Galilei fece rotolare giù da un piano inclinato le sfere, il cui peso era stato da lui stesso stabilito, o quando Torricelli sottopose l’aria ad un peso, che in precedenza egli aveva calcolato come eguale a una colonna d’acqua a lui nota, e in un tempo ancora posteriore, quando Stahl trasformò dei metalli in calce e quest’ultima di nuovo in metallo, sottraendo e restituendo qualcosa a tali corpi, in questi casi tutti gli indagatori della natura furono colpiti da una luce. Essi compresero che la ragione scorge soltanto ciò che essa stessa produce secondo il suo disegno, e capirono che essa deve procedere innanzi con i principi dei suoi giudizi basati su stabili leggi e deve costringere la natura a rispondere alle sue domande, senza lasciarsi guidare da essa sola, per così dire con le dande.

(Kant, Critica della ragion pura, Prefazione alla seconda edizione, 1787)

A priori

Le leggi naturali devono avere un valore universale e necessario.

La semplice esperienza sensibile non può condurre all'universalità e alla necessità.

Solo ciò che è indipendente dall'esperienza, perché ottenuto da semplice ragionamento, può avere queste caratteristiche.

Si chiama "a priori" la conoscenza ottenuta per semplice ragionamento, prima di affrontare il mondo sensibile.