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Osservazioni sui quesiti di Storia per la Terza classe

Propongo alcune osservazioni che mi sembrano utili non certo per rispondere ai quesiti dopo che il compito è stato già eseguito, ma per riflettere sui temi trattati anche in vista della preparazione per l'esame.


  1. Perché con l’istituzione del Gran consiglio del fascismo (1922) e la creazione della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (1923) il Partito fascista assume un ruolo incompatibile con i principi fondamentali dello stato liberale?

    Lo sfondo generale è certamente il totalitarismo. Ma non se ne chiede qui una definizione. Bisogna entrare nello specifico di particolari meccanismi istituzionali che costruiscono il totalitarismo. Quali principi fondamentali dello stato liberale sono lesi dall’istituzione del Gran Consiglio del fascismo e dalla Milizia Volontaria?
    Innanzitutto: Gran Consiglio e Milizia sono organismi di parte che assumono la stessa importanza degli organismi istituzionali. Ma cosa significa questo? Si può approfondire il significato di questa contraddizione?
    Si può farlo analizzando i termini. Un organismo di parte, o di partito, si caratterizza per il contenuto unitario della sua azione politica. Un organismo di parte è in genere determinato dall’identità, dalla mancanza di differenze interne.
    Un organismo istituzionale, invece, soprattutto quando indica istituzioni dello stato liberale o liberaldemocratico, non è caratterizzato dall’unità e dall’identità del contenuto e dell’orientamento politico, ma dal fatto che permette alle diverse identità, alle differenze, di esprimersi. In un organismo di parte le differenze non si esprimono, in un organo istituzionale le differenze devono esprimersi.
    Per quanto riguarda in particolare il Gran Consiglio: le sue competenze toccano il potere esecutivo e quello legislativo. In uno stato liberale parlamentare questi due poteri sono divisi e il secondo controlla il primo. Anche se lo Statuto Albertino, allora in vigore, disegnava uno stato costituzionale piuttosto che uno stato parlamentare, la prassi consolidata e accettata già dai tempi di Cavour, avvicinava l’Italia ai regimi parlamentari.
    Se, con il Gran Consiglio, i due poteri sono concentrati in un unico organo, non si ha la possibilità del bilanciamento e del controllo. Il potere non controllato è un potere non limitato. In uno stato liberale non può darsi un potere che non sia limitato.


  2. Liberalismo e socialismo sono accettati entrambi e condotti alla loro intima chiarezza e coerenza: dall’individuo allo Stato e dallo Stato all’individuo, attraverso il processo di identificazione di legge e libertà.
    (Ugo Spirito, Il corporativismo come liberalismo assoluto e socialismo assoluto, 1932


    Per analizzare il testo di Ugo Spirito propongo di utilizzare le competenze acquisite durante lo studio della filosofia dello spirito soggettivo e oggettivo di Hegel; inoltre è bene tenere presenti i concetti di comunità e società (nella loro differenza dialettica) che abbiamo studiato nel corso dell’anno.
    Nel liberalismo criticato da Spirito l’individuo è confinato all’interno di uno spazio particolare, è chiuso nel suo particolare. Nel corporativismo proposto da Spirito, invece, l’individuo è, hegelianamente, la radice dell’universale perché l’universale si annida nel profondo dell’individualità. L’individuo è portatore di assoluto e non può restringersi nel suo privato, ma allargarsi allo spazio sociale e comunitario della corporazione. Questo è il liberalismo che Spirito approva e che chiama liberalismo assoluto.
    Lo Stato, nel socialismo, è ancora apparato, è qualcosa di esterno, e la sua legge appare un’autorità che viene dal di fuori, non è vissuta dal singolo. Lo stato deve diventare comunità: smettere di essere semplice società (gruppo in cui gli individui vivono un rapporto estrinseco tra loro) per diventare comunità (gruppo identitario). Ciò avviene nella corporazione, dove le relazioni umane sono formate dal lavoro che esprime l’attività e la volontà dello spirito umano. Quel che si crea è una vita organica che esprime una solidarietà che lo stato socialista non può raggiungere. Quello comunitario e organico è il socialismo che Spirito approva e che chiama socialismo assoluto.


  3. Spiega la teoria del socialfascismo e il significato del suo abbandono nel 1935.

    Qui il problema è di capire se esiste ed è riconosciuto negli anni presi in esame, un livello di autonomia del politico (autonomia dello spazio politico). Per esempio se lo stato liberaldemocratico da una parte e il fascismo dall’altra possono essere compresi anche come spazi politici autonomi, o se ambedue sono risolti completamente e irrimediabilmente nella loro base economica di classe senza eccederla in alcun punto e senza poter rivendicare un qualche valore autonomo.
    I socialdemocratici europei sono stati chiamati socialfascisti dal comunismo internazionale prima del 1935, non perché fossero “borghesi” (non si capisce bene che cosa questo voglia dire) ma perché non pensavano che per essere rivoluzionari si dovesse distruggere lo stato liberaldemocratico. Il socialismo europeo nella sua storia ha accettato le istituzioni statali come terreno di lotta. Certamente i socialisti europei sapevano che lo stato moderno ha avuto una genesi borghese, ma sapevano anche che la struttura di un organismo non può spiegarsi solo con la sua genesi, non può essere ricondotto a quella senza residui.
    Per il comunismo sovietico, prima del 1935, invece, lo stato borghese va senz’altro abbattuto, altrimenti si è corresponsabili con la borghesia di tutto il suo operato, compreso il fascismo che è diretta emanazione della classe borghese, non ha autonomia politica rispetto a quella, e a quella deve essere totalmente condotto.
    Con il VII congresso dell’Internazionale comunista del 1935 la teoria del socialfascismo è abbandonata. Questo significa che il comunismo internazionale ha accettato che il fascismo abbia un’autonomia politica propria, non sia esclusivamente un fenomeno borghese, per cui i borghesi non fascisti esistono e con loro si possono realizzare alleanze contro un comune nemico.