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Didattica della Storia e della Filosofia
Testi

In questo testo del dialogo Cratilo Platone introduce la figura dell' "artefice dei nomi", il creatore del linguaggio. L'indagine vuole stabilire il corretto rapporto tra nomi e idee.


SOCRATE- Allora vediamo, Cratilo. Se uno,nell’indagine sugli oggetti, viene guidato dai nomi, esaminando quello che ciascuno di essi vuol dire, non pensi che il pericolo di restare ingannato non sia piccolo?
CRATILO- Come?
SOCRATE- E’ chiaro che chi ha assegnato per primo i nomi, come pensava fossero gli oggetti, così ha posto anche i nomi, secondo quello che abbiamo affermato. Oppure no?
CRATILO- Si.
SOCRATE- Se, dunque, quello non giudicava in modo corretto, ma li ha assegnati secondo tale giudizio, che cosa pensi che capiterà a noi che lo seguiamo, se non di essere ingannati?
CRATILO- Bada, però, Socrate, che non è così, anzi è necessario che chi ha posto i nomi fosse capace di farlo: altrimenti, come stavo sostenendo da tempo, non vi sarebbero nemmeno nomi. E, per te,come massima prova del fatto che non ha mancato di cogliere la verità chi ha assegnato i nomi, valga questo: che non gli sarebbero certamente mai riusciti così concordi [...]
SOCRATE- Ma questa, buon Cratilo, non è assolutamente una difesa. Difatti, non vi è nulla di strano se colui che ha assegnato i nomi, dopo aver sbagliato il primo, ha poi forzato anche gli altri in funzione di questo, e li ha costretti a concordare con esso, come accade talvolta anche per le figure geometriche, quando, commesso un primo errore, piccolo ed impercettibile, tutte le altre, che seguono, pur numerosissime, risultano concordi tra di loro. È dunque intorno al punto di partenza di ogni oggetto che si deve rivolgere tutta la riflessione e la ricerca, per vedere se venga determinato correttamente oppure no: dopo aver esaminato questo in modo adeguato, il resto appare ad esso conseguente […]
E’evidente che si deve ricercare qualcos’altro, al di fuori dei nomi, che ci manifesti, senza ricorrere a nomi, quali di questi siano veri, mostrando con chiarezza la verità delle cose.

 

Cratilo, 436b – 438d