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Didattica della storia e della filosofia
   
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Galilei

 

O noi vogliamo specolando tentar di penetrare l'essenza vera ed intrinseca delle sustanze naturali; o noi vogliamo contentarci di venire in notizia di alcune loro affezioni. Il tentar l'essenza, l'ho per impresa non meno impossibile e per fatica non men vana nelle prossime sustanze elementari che nelle remotissime e celesti: e a me pare essere ugualmente ignaro della sustanza della Tera che della Luna, delle nubi elementari che delle macchie del Sole [...]
Ma se vorremo fermarci nell'apprensione di alcune affezioni, non mi par che sia da desperar di poter conseguirle anco ne i corpi lontanissimi da noi, non meno che ne i prossimi, anzi tal una per aventura più esattamente in quelli che in questi. E chi non intende meglio i periodi de i movimenti de i pianeti, che quelli dell'acque di diversi mari? chi non sa che molto prima e più speditamente fu compresa la figura sferica nel corpo lunare che nel terrestre? e non è egli ancora controverso se l'istessa Terra resti immobile o pur vadia vagando, mentre che noi siamo certissimi de i movimenti di non poche stelle? Voglio per tanto inferire, che se bene indarno si tenterebbe l'investigazione della sustanza delle macchie solari, non resta però che alcune loro affezioni, come il luogo, il moto, la figura, la grandezza, l'opacità, la mutabilità, la produzione ed il dissolvimento, non possino da noi esser apprese.

Terza lettera a Markus Welser

 

Esercizi

  • Tentare di definire le espressioni "essenza vera ed intrinseca" e "affezioni" e precisarne la differenza.
  • Se si esclude l'opacità, tutte le "affezioni" elencate alla fine del testo sono di natura quantitativa. Spiegare l'importanza della matematica nello studio della natura e il fatto che la matematica non si riferisca a sostanze ma ad "affezioni".
  • Perché è più facile scoprire le proprietà di corpi lontani (astronomici) che dei corpi vicini?

 

Parmi di scorgere nel Sarsi ferma credenza, che nel filosofare sia necessario appoggiarsi all'opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col discorso d'un altro, ne dovesse in tutto imanere sterile ed infeconda; e forse stima che la filosofia sia un libro e una fantasia d'un uomo, come l' Iliade e l'Orlando furioso, libri ne' quali la meno importante cosa  è che quello che vi è scritto sia vero.
Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.

Il Saggiatore (1623)

 

Esercizi

  • Individuare le differenze tra la concezione di Galilei e la visione naturalistica rinascimentale.
  • Perché il libro della natura è "aperto"?
  • A partire da questi testi di Galileo è possibile introdurre la differenza, discussa in classe, tra "esperienza" ed "esperimento"? Adoperare concetti quali "intellettualizzazione della conoscenza", "manipolabilità", "oggettività".

 

 

   
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